servizio pubblico, comunicazione globale, nuove tecnologie.
Cambia, si sviluppa e rimane fedele a se stessa. Da quasi mezzo secolo la Rai riesce a coniugare i compiti istituzionali di servizio pubblico, la capacità di raccontare il Paese e la forza di un’azienda che corre al passo con lo spirito del tempo.
Ha costruito un modello esemplare di televisione negli anni del periodo del monopolio pubblico e lΓÇÖha saputo rinnovare raccogliendo e vincendo la sfida della concorrenza.
Ha contribuito a consolidare l’identità nazionale, e l’ha proiettata nel mondo.
Storie e personaggi, informazione e cultura, intrattenimento e servizio: un flusso di voci ed immagini hanno permesso al Paese di guardarsi e di dialogare con se stesso e con gli altri. Oggi la scena della comunicazione è entrata in una nuova stagione.
Media un tempo separati convergono sulla scia comune del digitale. Cavi e satelliti consentono sia di moltiplicare e personalizzare lΓÇÖofferta, sia di diffonderla su scala globale, mentre la competizione rischia di restringersi a pochi, onnipotenti ed ubiqui, gruppi multimediali.
E la Rai? Come si presenta all’appuntamento? Come sempre. Sul punto di equilibrio che ha garantito finora la vitalità del servizio pubblico e il successo dell’azienda: la coerenza e lo slancio, il deposito fecondo di una tradizione e la scintilla di un progetto.
Più di sedici milioni di abbonati, tre reti generaliste, tre testate giornalistiche, una per l’informazione regionale e una per lo sport, tre canali radiofonici, quattro centri di produzione, sedi in tutte le regioni: è con questo patrimonio che la Rai lavora nel futuro.
Raggiunge ogni angolo di una penisola tortuosa come quella italiana. Con RaiUno, RaiDue e RaiTre, è leader nella competizione generalista, sia nella fascia del prime time sia nell’intera giornata. E con i telegiornali alimenta un flusso quotidiano di notizie e approfondimenti che si è conquistato la fiducia del pubblico.
Questa è la Rai: i grandi eventi che cementano la comunità degli spettatori, il flusso delle trasmissioni che scandiscono gli appuntamenti di ogni giorno, l’attenzione prevalente ai generi di servizio - dall’informazione alla cultura ai programmi per bambini - la sintesi corretta fra ragioni di servizio e popolarità dell’ascolto.
Non è solo un lavoro di qualità sulla superficie audiovisiva della comunicazione, ma un modo di fare televisione e radio che si riflette in attività e preoccupazioni spesso invisibili.
Cosi, la Rai privilegia largamente lΓÇÖautoproduzione (quasi per il 70% dellΓÇÖofferta) rispetto allΓÇÖacquisto e accentua il suo profilo di volano per lΓÇÖindustria audiovisiva nazionale, con grandi investimenti nel cinema e nella fiction e lo sguardo puntato sul mercato internazionale.
Custodisce nelle sue Teche la memoria del paese e con Televideo mette a disposizione una massa sterminata di informazioni, aggiornate in tempo reale. E lega l’ attività di broadcaster alla sperimentazione tecnologica che le ha permesso di avanzare da pioniere nel guado tra analogico e digitale. E’ sulla base di questi risultati che l’azienda si predispone al nuovo e lavora per far fronte ai suoi compiti di servizio.
In particolare, si impegna a spostare i tratti distintivi della comunicazione generalista - nazionale, multigenere e di massa - verso la multimedialità, la globalità della diffusione e la diversificazione delle reti. Con i canali telematici di RaiSat sperimenta un’ offerta da servizio pubblico - gratuita, via satellite e in digitale - nell’orizzonte quantitativo e specializzato delle nuove televisioni. Viaggia in tutti i continenti e promuove l’immagine dell’Italia con i satelliti di Rai International. Si muove su tutto l’arco della multimedialità, in modo da valorizzare on line e off un archivio pluridecennale e il patrimonio culturale del Paese.
E’ cosi che la Rai cammina nel suo futuro. Strumento a disposizione del Paese e a garanzia degli utenti, laboratorio di produzione e sperimentazione, partner dei grandi gruppi multimediali internazionali. Questa è la Rai.